26/04/2024

Pubblicato negli States nel 1983, solo un anno prima che il suo autore – Walter Tevis – morisse, La Regina degli Scacchi è giunto nel nostro paese solamente nel 2007 grazie all’ormai defunta Minimum Fax, per poi essere ristampato lo scorso anno da Mondadori in occasione dell’adattamento TV realizzato da Netflix nel 2020. La miniserie – realizzata dal duo Scott Frank e Allan Scott – ha di fatto lanciato la carriera della protagonista, Anya Taylor-Joy (Peaky Blinders). Quarta di copertina:

Finita in un orfanotrofio del Kentucky all’età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata ad una vita grigia come le sottane che è costretta ad indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell’orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi…

La miniserie si è aggiudicata ben 11 Emmy Award e 2 Golden Globe ed è a tutt’oggi uno degli show più visti della piattaforma streaming internazionale. Curiosità: Il titolo originale, The Queen’s Gambit, si riferisce al gambetto di donna, un’apertura degli scacchi che consiste nell’offerta di un pedone sul lato di donna (detto anche ovest) della scacchiera al giocatore avversario per ottenere un vantaggio nel gioco a discapito della (possibile) perdita di materiale.

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