30/04/2024

Nell’autunno 2013 la Bompiani ha dato alle stampe qui nel nostro paese La Caduta di Artù, poema in versi incompiuto di J.R.R. Tolkien. La pubblicazione segue quella inglese di alcuni mesi ed è opera di Christopher Tolkien, il figlio del professore di Oxford, erede dei suoi diritti letterari…

Si tratta di circa 1000 versi allitterativi che vedono come protagonista Artù ed i suoi cavalieri, ma visti come campioni di un mondo in lotta contro i Sassoni invasori. Tolkien lo scrisse nel 1937, lo stesso periodo in cui veniva pubblicato Lo Hobbit, per poi abbandonarlo senza più riprenderlo.

Quarta di copertina: Selvaggi cavalieri al galoppo, ruggire di tuoni, furia di marosi, nuvole che attraversano minacciose i cieli. E’ uno scenario nordico, che evoca antiche tradizioni leggendarie. Ma è anche lo sfondo di un poema inedito di Tolkien, curato dal figlio Christopher, a cui il Maestro pose mano ispirandosi alla celebre saga di Artù e della Tavola Rotonda. Il mitico re diventa qui il cavaliere dell’ ultima resistenza all’invasione del male, l’epico difensore di un Occidente in crisi.

La sua è una “guerra al destino”, incorniciata dai classici leit-motiv della famosa leggenda, ma rivissuti secondo nuove prospettive: l’amore tragico di Lancillotto, il fascino ambiguo di Ginevra, il dramma di Artù, l’eroismo di Gawain, le passioni dei membri della Tavola Rotonda. Ciò che Tolkien ci offre è in realtà non solo una favola epica, ma la rappresentazione in chiave poetica delle vicende eterne del pensiero: lo scontro fra Bene e Male, civiltà e barbarie, ordine e caos, diritto e sovversione, dovere e opportunità, orgoglio e percezione del limite.

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